
La rabbia è un'emozione di base universale e comune a tutti gli esseri umani indipendentemente dall'età o dall'etnia.
La rabbia, è un processo complesso le cui componenti sono l’attivazione fisiologica dell’organismo, la componente cognitiva (credenze, pensieri, immagini), la componente esperienziale (consapevolezza soggettiva, etichettamento), la componente espressiva (la postura, le espressioni facciali, il tono e il ritmo della voce) e la componente comportamentale (la tendenza all’azione).
Secondo Marsha Linhean e altri le situazioni che inducono rabbia sono ad esempio:
- Perdere potere.
- Perdere la propria posizione.
- Perdere il rispetto.
- Essere insultati.
- Delusione delle proprie aspettative.
- Frustrazione per il mancato raggiungimento di obiettivi.
- Esperire dolore fisico.
- Esperire dolore emotivo.
- Essere minacciati di sofferenza fisica o emotiva da qualcuno o qualcosa.
- Vedere interrotta, posticipata o impedita un’attività piacevole o importante.
- Lesione dei propri e altrui diritti.
- Opinioni contrarie.
Secondo una ricerca di Wallbott e Scherer i sintomi che tendono ad essere associati alla rabbia sono:
- Ritmo cardiaco accelerato.
- Tensione muscolare.
- Cambiamento di espressione.
- Modificazioni respiratorie.
- Sentire caldo.
- Cambiamenti di voce.
- Cambiamenti nel ritmo dell'eloquio.
- Pronunciare frasi lunghe.
- Aggredire qualcuno.
La rabbia è un'emozione intensa ma transitoria anche se la messa in atto di ruminazione rabbiosa tende a far perdurare lo stato di attivazione.
La rabbia ha una sua funzione fondamentale che è quella di sentire di voler affermare con forza la propria posizione, i propri diritti. Si attiva di fronte all'ingiustizia e quando i confini personali vengono invasi, ci fa reagire a una sconfitta, ci consente cioè di attivarci e ci protegge dalla passività.
La rabbia ha un obiettivo, è orientata al soddisfacimento di un nostro bisogno che va possibilmente comunicato per essere compreso e soddisfatto. La rabbia spinge all'azione e può essere comunicata con calma, non comporta necessariamente un comportamento aggressivo. La rabbia può essere costruttiva e creativa, nella storia dell'uomo è all'origine di gran parte dei cambiamenti sociali e culturali.
La rabbia talvolta genera un impulso a mettere in atto un comportamento aggressivo, in genere si esprime attraverso violenza verbale (attacchi, offese, critiche), urla o lancio e rottura di oggetti, più raramente sfocia in violenza fisica. Rabbia e aggressività sono due aspetti completamente diversi, la rabbia è un'emozione che va accettata come normale esperienza umana e va compresa, l'aggressività è un comportamento che può essere verbale o fisico e deve in qualche modo essere controllata.
E' chiaro che le esperienze di rabbia sono comuni e l'aggressività è molto diffusa. Quali sono le funzioni della rabbia e dell'aggressività?
Secondo Novaro le funzioni adattive della rabbia nell'uomo sono dovute ad alcuni fattori:
- Aumenta l'energia con cui operiamo per raggiungere un obiettivo.
- Le esibizioni di rabbia rivelano immediatamente cosa prova un individuo.
- Le persone spesso usano le espressioni di rabbia per intimidire gli altri.
- La rabbia riduce le sensazioni di insicurezza personale e il senso di impotenza rimane inconsapevole.
Controllo della tendenza aggressiva scatenata dalla rabbia o repressione della rabbia
Non c'è nulla di sbagliato nel provare rabbia che anzi spesso ci aiuta a sostenere la motivazione nel raggiungere un obiettivo o nel difendere la nostra posizione. Le due facce di una gestione disfunzionale della rabbia sono l'impulsività, cioè il mettere in atto senza controllo comportamenti di aggressività fisica o verbale o la repressione dell'emozione della rabbia.
L'impulsività è la tendenza ad agire senza riflettere sulle conseguenze a lungo termine delle proprie azioni. Implica una ridotta capacità di inibire i comportamenti spontanei e di controllare le reazioni emotive. È spesso associata a una scarsa regolazione delle emozioni, decisioni rapide e azioni non pianificate.
Funzione adattiva: in certe situazioni, l'impulsività può essere vantaggiosa perché consente di prendere decisioni rapide in condizioni di pericolo o emergenza. Tuttavia, nell'interazione sociale e nella vita quotidiana, l'impulsività può portare a conflitti, decisioni sbagliate e conseguenze negative.
La rabbia può intensificare l'impulsività. Quando una persona si arrabbia, la capacità di pensare in modo razionale può essere temporaneamente compromessa, favorendo comportamenti impulsivi. Di conseguenza, l'impulsività associata alla rabbia può portare a reazioni immediate, come:
- Scatti d'ira o reazioni aggressive (verbali o fisiche) senza considerare le conseguenze.
- Decisioni affrettate, spesso dettate dall'urgenza di eliminare la fonte della rabbia.
- Difficoltà a regolare le emozioni, con un'incapacità di calmarsi o riprendersi dall'episodio di rabbia.
Quando la rabbia si combina con l'impulsività, può portare a comportamenti distruttivi, come:
- Conflitti interpersonali: le reazioni impulsive possono danneggiare le relazioni personali, portando a incomprensioni, liti e persino a rotture nelle relazioni.
- Comportamenti aggressivi: l'impulsività associata alla rabbia può aumentare la probabilità di comportamenti violenti o aggressivi, sia verbalmente che fisicamente.
- Decisioni dannose: l'agire impulsivamente sotto l'influenza della rabbia può portare a decisioni che si rimpiangono più tardi, come lasciare un lavoro o fare commenti dannosi in una relazione.
- Senso di colpa e rimorso: spesso, dopo una reazione impulsiva, una persona può provare sensi di colpa o rimorso per le proprie azioni, peggiorando il benessere psicologico.
Nel caso in cui si esperisca rabbia è possibile applicare semplici strategie che ci aiutano a non mettere in atto comportamenti aggressivi:
- Prendersi una pausa prima di parlare o agire. Accettare la rabbia e darle il tempo di placarsi distraendosi dalle ragioni che l'hanno attivata, il più delle volte bastano 20 minuti. Cercare poi di comprenderne con calma le ragioni.
- Esprimere in modo non conflittuale (con attacchi e critiche) il proprio stato emotivo. Utilizzare frasi nelle quali si parla di quello che ci succede senza attaccare l'altro con giudizi e accuse.
- Identificare possibili soluzioni per evitare che l'evento che ha scatenato la rabbia si ripeta.
- Evitare di rimuginare sull'evento che ha scatenato l'impulso rabbioso, il rimuginio rabbioso non fa altro che alimentare la rabbia e renderla persistente.
- Controllare i propri comportamenti di aggressione verbale o fisica.

La repressione della rabbia si verifica quando una persona evita di esprimere o affrontare la propria rabbia, cercando di sopprimere o ignorare quest'emozione anziché elaborarla. Anche se potrebbe sembrare una strategia efficace per evitare conflitti immediati o situazioni stressanti, la repressione della rabbia può avere effetti negativi sul benessere fisico e psicologico.
La repressione della rabbia si manifesta con:
- Soppressione emotiva: la persona cerca di negare o nascondere la rabbia, spesso spingendola inconsciamente nel profondo.
- Passività: chi reprime la rabbia tende a evitare i conflitti, rimanendo passivo in situazioni in cui sarebbe invece appropriato esprimere i propri sentimenti.
- Frustrazione accumulata: anche se la rabbia non viene espressa esteriormente, continua ad esistere interiormente, accumulandosi nel tempo.
La repressione della rabbia può essere causata da:
- Condizionamento sociale: in molte culture, esprimere la rabbia può essere visto come inappropriato o maleducato, specialmente per alcune categorie di persone (ad esempio, le donne, in molti contesti, sono socialmente condizionate a essere "gentili" e a evitare espressioni di rabbia).
- Paura del conflitto: molte persone reprimono la rabbia per evitare scontri o conflitti. Temono che l'espressione della loro rabbia possa peggiorare le relazioni o creare tensioni.
- Difficoltà nel riconoscere e gestire le emozioni: alcuni individui non hanno sviluppato le competenze necessarie per identificare e regolare la propria rabbia in modo sano, portandoli a sopprimerla.
- Esperienze passate: chi ha subito traumi o è cresciuto in un ambiente in cui la rabbia veniva punita o derisa può imparare a reprimere questo sentimento, vedendolo come pericoloso o inaccettabile.
La repressione della rabbia può avere effetti negativi sia sul piano psicologico che fisico:
- Esplosioni emotive improvvise: quando la rabbia viene continuamente repressa, può accumularsi e alla fine esplodere in modo incontrollato. Questi scatti di rabbia possono sembrare sproporzionati rispetto all'evento scatenante.
- Disagio emotivo: La repressione della rabbia può causare ansia, depressione, senso di colpa o vergogna. L'emozione non espressa può restare latente e influenzare negativamente l'umore e la qualità della vita.
- Comportamenti passivo-aggressivi: chi reprime la propria rabbia potrebbe esprimerla in modo indiretto, attraverso comportamenti passivo-aggressivi come il silenzio punitivo, sabotaggi o ironia pungente.
- Problemi di salute fisica: la rabbia repressa può contribuire a problemi di salute, come ipertensione, malattie cardiache, disturbi gastrointestinali e un sistema immunitario indebolito. Questo perché l'energia emotiva associata alla rabbia non viene rilasciata, ma rimane "bloccata" nel corpo.
- Problemi relazionali: la rabbia non espressa può creare risentimento e frustrazione nelle relazioni interpersonali. Le persone che reprimono la rabbia potrebbero non esprimere mai chiaramente i loro bisogni e desideri, portando a incomprensioni e disconnessioni emotive con gli altri.
- Bassa autostima: la soppressione della rabbia può essere collegata a un basso senso di autostima. Se una persona evita continuamente di esprimere i propri sentimenti, può iniziare a sentirsi impotente o non degna di far valere le proprie emozioni.
L’evitamento e la repressione dell’emozione di rabbia sono spesso connesse alle nostre esperienze infantili in cui ci siamo sentiti fragili, sbagliati, cattivi per aver sperimentato determinate emozioni. Queste esperienze portano a reprimere la rabbia con la conseguenza di ricorrere a comportamenti disfunzionali per gestirla e affrontarla come l’uso di alcool, le abbuffate compulsive e l'uso di cibo o sostanze. Reprimere la rabbia a volte significa sviluppare comportamenti passivo-aggressivi, violenza auto o etero diretta, rancore, cinismo.
Rabbia ed educazione
Secondo Plutchik una delle strategie che vengono messe in atto per ridurre il comportamento violento dei bambini è la punizione fisica o l'attacco verbale. Il genitore però può diventare un modello per il figlio punito e questo impara che la violenza e l'espressione incontrollata della rabbia sono buone tecniche per ottenere ciò che si vuole, diversi studi dimostrano che genitori arrabbiati hanno figli arrabbiati.
La ricompensa di un comportamento incompatibile con i comportamenti aggressivi è un'altra tecnica per insegnare a non metterli in atto.
Secondo Daniel Siegel è importante cercare di entrare in sintonia con le esperienze emozionali dei nostri figli prima di cercare di modificarne i comportamenti. Proprio attraverso la comunicazione e la condivisione emotiva di emozioni apparentemente disturbanti possiamo condividere con gli altri e i nostri figli le nostre sensazioni e sentimenti.
A volte di fronte alla rabbia e all'aggressività di nostro figlio possiamo sentirci impotenti e provare ansia, se siamo assorbiti dalla nostra ansia rischiamo di non essere in grado di sintonizzarci con l'emozione del bambino attuando comportamenti punitivi e aggressivi, spostare l'attenzione sul bambino e chiedere "perchè" prova questa emozione può essere a volte sufficiente a placare il nostro senso di impotenza e la rabbia del bambino.
Il bambino in una condizione di sintonia anche su emozioni come la rabbia si sente sentito dall'altro dando vita ad un senso di unione. In alcuni casi il bambino ha bisogno di ripercorrere un'esperienza difficile e può giovarsi del nostro aiuto per elaborarla raccontandocela.
Continue esperienze di sintonia e di connessione fanno si che il bambino sviluppi un sistema di autoregolazione emotiva e impari a dare un senso alle proprie esperienze avendo meno bisogno di mettere in atto comportamenti violenti per ottenere ciò che vuole.
Psicoterapia
Si può parlare di rabbia disadattiva quando l'esperirla genera sofferenza o quando agirla in modo aggressivo crea problemi nelle relazioni interpersonali.
Un percorso psicoterapeutico può essere d'aiuto nell'imparare ad accettare e apprezzare la rabbia e a trovare strategie di gestione dell'aggressività verbale e fisica e a sostituirla con comportamenti maggiormente funzionali.
dr Marina Ugolini
Bibliografia
Psicologia e biologia delle emozioni - Robert Plutchik
Trattamento cognitivo-comportamentale del disturbo borderline - Marsha Linehan
Errori da non ripetere - Daniel J. Siegel, Mary Hartzell