Paura e ansia

Paura e ansia

Ansia e paura sono emozioni autoprotettive che ci consentono di attuare un comportamento che prevenga un possibile danno nel presente (paura) o nel futuro (ansia), sono emozioni comuni e presenti in tutti gli esseri umani.

Paura
In particolare la paura si attiva di fronte a una minaccia nel presente (un uomo con un coltello), essa tende ad attivare in modo automatico reazioni evolutivamente sviluppate di attacco, fuga o immobilizzazione. Questa reazione automatica e immediata è stata evolutivamente premiante e si è mantenuta nel corso del processo evolutivo umano abbastanza invariata. Quando la minaccia è evidente e riconosciuta il cognitivo non ha tempo per essere attivato dovendo il sistema reagire immediatamente alla minaccia. In alcuni casi invece di paura meno intensa si attiva il movimento necessario per valutare se il pericolo è realmente esistente (ad es. un rumore improvviso in casa).

Del resto vi è differenza tra i vari soggetti nell’intensità in cui viene percepito a livello corporeo lo stimolo di paura.

La paura può manifestarsi anche come paura dei propri pensieri, in cui non è possibile mettere in atto modalità di attacco o fuga, queste paure tendono a determinare lo svilupparsi di ansia, di auto-colpevolizzazioni, sensazioni di vergogna o altro che possono essere all’origine di vari disturbi cognitivi, emotivi o comportamentali.

Le fobie si caratterizzano come paure irrazionali nei confronti di aspetti specifici della realtà, può esserci paura di volare, paura delle altezze, paura degli insetti o altre forme di fobia. Le situazioni oggetto della fobia vengono attivamente evitate o affrontate con paura o ansia.

La fobia sociale è una paura intensa dell’individuo in una o più situazioni sociali in cui è esposto al giudizio degli altri e non va confusa con il comune e normale stato d’ansia che si presenta in situazioni in cui ci esponiamo al giudizio degli altri, la fobia sociale provoca paura e ansia intense e sproporzionate all’evento. L’esposizione alla situazione temuta provoca ansia che può manifestarsi come attacco di panico o ansia anticipatoria. La fobia sociale può causare problemi nelle relazioni interpersonali ed essere all’origine di evitamenti, la persona cioè tende a non esporsi alle situazioni temute. La persona è in genere consapevole del fatto che la paura è eccessiva e irrazionale. All’origine della fobia sociale può esserci una predisposizione genetica all’ansia o esperienze di grave umiliazione durante la crescita. Le proprie emozioni e comportamenti possono essere stati sanciti ripetutamente come sbagliati provocando un intenso senso di vergogna.

Ansia
Per quanto riguarda l’ansia si tratta invece di un’emozione che si attiva a partire da situazioni, relazioni o pensieri presenti ma che riguarda le loro possibili conseguenze nel futuro. L’ansia è connessa alla capacità dell’essere umano di immaginare scenari futuri.

La reazione somatica all’ansia, gestita dal sistema limbico (reazioni emotive automatiche) e dal sistema nervoso autonomo (attivazione di sistemi e organi), è comune a tutti gli esseri umani con vari gradi di intensità e si manifesta con accelerazione del battito cardiaco, sudorazione, sensazioni di agitazione a livello della parte alta dell’addome, dolori addominali (nei bambini), senso di soffocamento, fino ad arrivare a perdita di lucidità, disturbi del sonno, paura di impazzire o di morire.

Un certo livello di ansia anticipatoria rientra nella normale esperienza umana. Non solo è normale ma è funzionale alla risoluzione positiva della situazione provare ansia all’esame di maturità, all’esame per la patente, per un esame universitario, in gare sportive agonistiche, in un colloquio di lavoro, quando si incontra per la prima volta una persona che ci piace, se ci si esibisce in pubblico etc.

In genere quest’ansia si prova prima dell’evento e si dissolve nello svolgersi dell’evento stesso. E’ utile perchè aumenta entro certi limiti la nostra generale attivazione rendendoci più vigili e presenti riguardo a quanto sta avvenendo.

Accettare questa attivazione come segnale che ci prepara ad affrontare una prestazione con la consapevolezza che le esperienze di successo in certe tipologie di eventi favoriranno la sempre minore presenza di questa sensazione a volte vissuta come sgradevole, contribuisce progressivamente a convivere serenamente con questa emozione che accomuna tutti gli esseri umani.

Il livello di attivazione ansiosa e/o di paura è funzionale e adeguato finchè non interferisce con la prestazione, la capacità relazionale, l’immagine di sè. Per fare un esempio se dopo aver studiato bene per un esame restiamo muti di fronte al professore è evidente che il livello d’ansia ha superato il limite di tolleranza e diventa un problema in quel dato momento. In questo caso non possiamo ancora parlare di ansia patologica, non si è assolutamente strutturato un disturbo d’ansia, ma sicuramente sarebbe importante capire l’origine di un’attivazione esagerata di un sistema in se funzionale.

Come è facile immaginare esperienze di questo ultimo tipo fanno entrare, se generalizzate, in un ciclo di autorinforzo negativo, tale per cui perdiamo la fiducia nell’affrontare simili situazioni con effetti che possono condurre all’evitamento della situazione stessa, per esempio: smettere di studiare.

Semplicemente non siamo a conoscenza di strategie che ci consentano di regolare la nostra attivazione, sarebbe opportuno allora affrontare il problema prima che abbia un impatto significativo sulla nostra vita, prima che si strutturi in un vero e proprio disturbo. La persona potrebbe intraprendere un percorso di psicoeducazione, con uno psicoterapeuta, percorso che in pochi incontri consente di conoscere meglio il proprio modo di sentire, pensare e agire l’attivazione ansiosa nell’ottica di una risoluzione del problema che consenta di imparare a gestire l’ansia come attivazione emotiva umana che ci è utile per affrontare situazioni prestazionali.

Alcuni tipi di reazione più o meno adeguate o disfunzionali si osservano nei diversi esseri umani.

In alcuni si attiva il pensiero alla ricerca di una soluzione con una modalità più o meno ossessiva (cui non possono porre fine) che può portare a disturbi nel sonno e talvolta perdita di lucidità con conseguente attuazione di comportamenti solo parzialmente elaborati messi in atto per poter mettere fine allo stato di ansia.

In altri si attiva un comportamento più impulsivo e meno riflessivo in cui il soggetto vive l’esperienza dell’ansia come disturbante e in cui cerca di placare l’attivazione con alcool, droga, cibo o iperattività compulsiva.

Quando l’ansia è patologica?
Quando è presente ma non ha più la funzione di segnale che fornisce un livello di attivazione adeguata del sistema ma diventa attiva in modo esagerato, i sistemi dell’ansia si configurano come un insieme di sintomi non giustificati dalla situazione o dai pensieri del momento presente: c‚’è ansia, paura, preoccupazione sproporzionate rispetto alla reale minaccia, senza un motivo scatenante esplicito sufficiente a giustificare l’esagerata attivazione o il comportamento (ansia generalizzata, attacchi di panico, agorafobia).

L’ansia da separazione nel bambino può manifestarsi con il rifiuto di andare a scuola, con il mutismo selettivo, il bambino non parla, in certe situazioni, per almeno un mese in assenza di altri disturbi.

Il sintomo ansioso può manifestarsi con paura intensa, disagio ed evitamento negli adulti, pianto, scoppi di collera, immobilizzazione o aggrappamento nei bambini. La persona tende a modificare le proprie abitudini di vita per mettere in atto evitamenti. L’ansia o l’evitamento dovrebbero durare per almeno sei mesi negli adulti e quattro settimane nei bambini in modo da distinguerle dalle normali paure transitorie. Il disturbo si presenta nel 6% della popolazione europea, nel 5% nei bambini, 13% adolescenti (13-17 anni), 3-5% negli anziani.

Psicoterapia
Un intervento psicoterapeutico può essere adeguato per reazioni somatiche e cognitive d’ansia o attacchi di panico che si protraggono nel tempo o per comportamenti agiti e disfunzionali nel proprio rapporto con il pensiero, con il cibo o con le sostanze tossiche o perché ci si rende conto di essere iperattivi fino a trascurare le proprie relazioni esponendosi ad alti livelli di stress psicosomatico.

L’intervento è orientato ad individuare e rendere consapevole la propria modalità di relazionarsi alla propria reazione ansiosa nei termini di che cosa la provoca e come si tende automaticamente a reagire per trovare una modalità più consapevole di relazionarsi a questa sensazione dal punto di vista emotivo, cognitivo e comportamentale.

L’intervento può essere suggerito anche in caso di attacchi di panico con o senza agorafobia in cui il soggetto ha paura delle sue reazioni somatiche che rappresentano una minaccia interna cui il soggetto non è in grado di rispondere con attacco o fuga, pertanto la reazione somatica si intensifica e si attivano paura di morire e/o di impazzire. Queste esperienze portano spesso il soggetto a varie forme di evitamento o di ricerca d protezione che si manifestano con l’evitare le situazioni ansiogene o con il sentirsi obbligati a farsi accompagnare da qualcuno nelle normali attività quotidiane o nelle situazioni temute.

Se pensi di aver bisogno di un consulto psicologico e di iniziare una psicoterapia online, puoi fissare un appuntamento scrivendo a info@marinaugolini.it

Dr. Marina Ugolini