Il tempo e la mente

"Per sempre è fatto da tanti ora"

Emily Dikinson 624

 

Tic, tac, quante cose da fare. Tic, tac, non ho abbastanza tempo. Tic, tac che ansia! Tic Tac e intanto mi perdo il presente. Tic tac che noia.
Il tempo è una delle risorse più preziose e limitate che abbiamo a disposizione, una gestione efficace del tempo implica la capacità di stabilire priorità, di identificare le attività più importanti e dedicarvi il tempo necessario e permette di concentrarsi su ciò che conta davvero per noi, ancora una volta di confrontarci con i nostri limiti. Considerare il tempo come una risorsa preziosa e limitata ci spinge a utilizzarlo in modo più consapevole.

Ognuno di noi ha una personale tendenza a rapportarsi con il tempo, c’è chi è tendenzialmente rivolto al passato nei ricordi positivi o chi lo vive con rabbia, tristezza e rimpianto, c’è chi è tende alla pianificazione futura con paura e angoscia o ottimismo e speranza chi invece edonisticamente vive prevalentemente nel presente senza imparare dal passato o pianificare il futuro.
C’è chi vive costantemente nel passato, chi nel futuro, chi nel presente.
Non c’è un modo giusto o sbagliato di rapportarsi al tempo, possiamo però diventare maggiormente consapevoli delle nostre tendenze e portare in esse un maggiore equilibrio senza rinunciare a quello che è il nostro modo abituale che ci caratterizza e ci rende unici. Possiamo tentare di imparare dagli errori del passato invece di provare rancore o vivere di rimpianto, possiamo dedicare un certo tempo alla pianificazione del futuro, ai sogni e desideri senza esserne ossessionati, incrementando o riducendo il tempo della pianificazione, possiamo infine mantenere l’attenzione rivolta al momento presente, al corso dell’azione per non perderci quello che c’è.

Pensando al futuro una buona gestione del tempo può ridurre lo stress, pianificare il tempo in modo efficace e che tenga conto dei nostri reali limiti evita sovraccarichi di lavoro e scadenze strette, contribuendo a mantenere un equilibrio tra vita professionale e personale, tra agire e riposare, del resto non possiamo godere del tempo, stare nel presente, se la nostra mente è costantemente occupata dalle preoccupazioni sulle nostre attività future, se siamo assorbiti dal culto dell’efficienza in ogni ambito che assorbe tutte le nostre risorse. Il tempo futuro è anche quello dei sogni e dei desideri che ci permette di immaginare come vorremmo essere rendendo possibile tale realizzazione.

Il passato se dimenticato può indurre a commettere sempre gli stessi errori, a ripetere indefinitamente schemi poco funzionali, se troppo attivo nella mente in termini di rimpianti e recriminazioni può influire sul nostro stato emotivo attivando anche nel presente sofferenza e disagio.
Vivere solo nel presente non ci consente di fare progetti, il presente è il tempo dell’infanzia e talvolta dell’adolescenza quando non c’è un progetto di vita, almeno immaginato, un rifugio nel piacere del godimento immediato e presente, per paura, insicurezza, mancanza di occasioni di riflessione con i coetanei o gli adulti.

Il vuoto, il silenzio, la noia fanno paura perché ci avvicinano alle nostre emozioni più profonde ci conducono all’autosservazione che talvolta può essere dolorosa, o inquietante, o disturbante. Aristotele, gli epicurei, il rinascimento e l’umanesimo consideravano l'ozio prezioso, un tempo per la contemplazione e la creatività. La società contemporanea spesso valorizza la produttività e l'efficienza a scapito del tempo libero da pianificazione. Molte persone provano sensi di colpa quando non sono impegnate in attività produttive, vedendo l'ozio, il vuoto, la noia come una perdita di tempo.
La tecnologia moderna può impedire il vero ozio e la noia, poiché le persone sono continuamente bombardate da informazioni e distrazioni digitali. L'accesso costante a internet e ai social media può ridurre la capacità di staccare, rilassarsi veramente o trovare uno spazio di contatto con se stessi. Questa iperconnessione può essere intesa come un tentativo di dissociarci dal nostro mondo interno, una forma di profonda distrazione e di alienazione da se stessi che impedisce di essere a contatto con il proprio mondo emotivo, talvolta doloroso, ma che se non accolto ed elaborato non può essere risolto. Se non stiamo a contatto con le nostre emozioni dolorose non possiamo accedere alla riflessività e non siamo in grado di modulare questi stati che pertanto perdurano o si ripresentano e possono spingerci a sperperare il nostro tempo in attività distraenti e talvolta dannose come l’uso di sostanze o di cibo.
Il tempo vuoto permette alla mente di vagare e generare nuove idee. Molte invenzioni e scoperte scientifiche sono spesso nate durante momenti di ozio.
Le pause e i momenti di riflessione possono facilitare la risoluzione dei problemi, poiché permettono al cervello di elaborare le informazioni in modo più rilassato, con meno pressione a trovare una soluzione. L'ozio offre l'opportunità di riflettere sulle proprie esperienze, obiettivi e valori, aumentando l'autoconsapevolezza e la comprensione di sé.
La solitudine può essere una delle dimensioni dell’ozio. La solitudine nel mondo contemporaneo è considerata una condizione da rifuggire, di cui vergognarsi, mentre può essere un momento di autentica intimità con se stessi che ci consente di entrare in contatto con le nostre parti più profonde non accessibili nel rumore della socialità.

Futuro
Il futuro è il tempo umano per eccellenza, la sua presenza nella nostra mente ci permette di sognare, progettare, pianificare, immaginare scenari. Ma il futuro è anche il tempo delle preoccupazioni, dell’ansia, dell’ignoto, di tutto quello che non possiamo controllare e gestire. Se da un lato la capacità di immaginare il futuro ci consente di controllare almeno in parte ciò che accadrà, la tendenza ad un pensiero eccessivamente rivolto al futuro può impedirci di godere di ciò che il presente ci offre nell’attesa di grandi gratificazioni future che non necessariamente arriveranno oppure ci fa vivere nella costante paura di ciò che potrebbe accadere. Vivere il futuro con equilibrio è sicurmente un aspetto importante del benessere psicologico.

Passato
Il passato è un maestro di vita, solo se siamo in grado di apprendere dall’esperienza e dai nostri errori passati possiamo tendere ad un cambiamento e miglioramento. Se il passato è semplicemente vissuto come rimpianto e recriminazione tenderà a generare sofferenza e ci rende incapaci di apprendere dagli errori commessi. Il passato per alcune persone è un luogo della mente in cui rifugiarsi quando il presente è difficile o insostenibile, a volte utilizzare ricordi piacevoli può essere di aiuto per gestire momenti di forte attivazione emotiva. Del resto cercare nel presente di rivivere esperienze del passato può essere causa di sconforto e malinconia.

Presente
Il presente è l’unico tempo reale, ma lo sfuggiamo rifugiandoci nelle gioie o nei rimpianti e recriminazioni del passato e nelle attese e pianificazioni del futuro, ma solo nel qui e ora sono profondamente vivi i sensi e le piccole cose della quotidianità che danno significato alla vita di ogni giorno. Un caffè, un sorriso, un’alba tersa, una foglia brillante. Possiamo percepire il presente solo se portiamo ad esso la nostra attenzione, se lasciamo andare i pensieri e stiamo con quello che c’è qui, ora, adesso.

Molte attivazioni emotive sono connesse al tempo vissuto nella mente, ricordi traumatici, preoccupazioni e ansia per il futuro, perché la nostra attenzione si ancora lì a quel tempo che non c’è ma che ci sovrasta impedendoci di vivere il momento presente. Queste attivazioni persistono nel continuo rimuginio degli e se, nella nostra incapacità di lasciare andare per tornare al presente.
La felicità spesso è spostata in un futuro pieno di promesse, è sempre un passo oltre la nostra percezione, in questo senso mai raggiungibile. L’attimo presente è così perduto per sempre, promessa mancata di una mente costantemente spostata in avanti, come un orologio rotto che non segna mai l’attimo presente, che continua inesorabilmente a sfuggire senza essere vissuto pienamente. Oppure viviamo in un futuro carico di preoccupazioni, un futuro che ci chiede di essere controllato, manipolato, gestito, il che non è in nostro assoluto potere. L’attenzione, l’azione e il pensiero sono così spesso orientati a controllare il futuro non a godere del presente atteso che sembra non arrivare mai. Almeno in parte la felicità è senza aspettative è uno stare con quello che arriva, che c’è perché accade inaspettatamente in un attimo che non si ripeterà mai più.

Dr Marina Ugolini