Elogio dell’imperfezione

Accettare il limite intrinseco della natura umana sembra consentire al soggetto di aprirsi al mondo con curiosità ed empatia e di uscire dal confronto, dalla prestazione, dal perfezionismo, dalla cieca onnipotenza. L’accettazione del proprio limite temporale, conoscitivo, biologico, fisico, emotivo, della possibilità di controllare il mondo sociale e relazionale, conduce al contatto con la nostra essenza.

Il limite può annientare, angosciare, stimolare, essere sfidato, rendere possibile la crescita.

Il limite incontrato ma non elaborato può condurre a varie forme di dipendenza e a vari livelli di annientamento nell’illusione di aggirare questo incontro, se non accettato si può manifestare in forme di onnipotenza agita.

L'acquisizione di potere e autorità può esacerbare il senso di onnipotenza. Le persone in posizioni di potere possono sviluppare una percezione distorta delle proprie capacità e del proprio controllo. Il senso di onnipotenza è una percezione esagerata della propria potenza e capacità di controllo, spesso accompagnata dalla convinzione di poter influenzare o dominare completamente l'ambiente circostante e le persone. Illusione, distruzione.

Leonard Cohen, nella sua canzone "Anthem," scrive "There is a crack in everything, that's how the light gets in." Questa frase cattura l'idea che le imperfezioni e le crepe nelle nostre vite sono ciò che permette alla luce di entrare, illuminando la nostra esistenza e permettendoci di crescere.

Il limite fa di me quello che sono, essere con la morte, essere con l’imperfezione riporta all’umano, al vivibile, protegge dal perfezionismo e dall’ansia da prestazione, dall’onnipotenza, dalle promesse di un ideale dell’io irraggiungibile che alla fine non fa altro che farci sentire inadeguati, mai abbastanza all’altezza delle nostre aspettative, troppo simile all’altro e lontano da ciò che veramente siamo.

Non posso tutto, posso solo quello che mi appartiene che scaturisce dalle profondità del mio essere se ascoltato. Non c’è confronto per l’unicità, nessuno è come me, nessuno ha i miei stessi limiti, pregi, talenti, fragilità.

E’ nel silenzio e assenza di confronto che si può scorgere ciò che si è già e che non aspetta altro che di essere seguito per realizzarsi pienamente.

Cosa ci distoglie dal confrontarci con i nostri limiti autentici, dal trovare la nostra strada che è fatta soprattutto di limiti? Cosa ci impedisce di evitare aggressività e sterile conflitto?

A volte il bisogno di amore o di appartenere a qualcosa, altre volte il bisogno di sentirci superiori, potenti, migliori che si annida nel nostro sentirci niente e nessuno o troppo poco, nell’eccesso di parole e di modelli esterni, nelle immagini ideali interiorizzate, allora il soggetto si eclissa, prevale il modello sull’essere, sull’autentico realizzarsi.

Ripartire, azzerare, lasciar andare, dimenticare per un attimo l’altro che è in noi. Contattare le radici profonde nel silenzio di immagini, suoni e sogni, un contatto senza parole e razionalizzazioni nel calore silenzioso della solitudine.

Solo allora dopo un incontro intimo e profondo con noi stessi scevro da concettualizzazioni e teorie possiamo finalmente incontrare l’altro, libero di essere come lo siamo noi, nel profondo rispetto dell’unicità, dei confini nostri e dell’altro, nella consapevolezza del valore intrinseco dell’unicità, solo allora è possibile amore e appartenenza tra esseri liberi, autonomi, limitati, profondamente umani.

Il limite è anche accettare che il nostro modo di vedere il mondo sia necessariamente limitato e in questo senso può lasciare spazio ad altre visioni senza necessariamente integrarle ma accettandole come prospettive alternative scaturite da storie diverse e uniche, con un ascolto curioso e rispettoso. Superare l’onnipotenza, l’illusione del giusto e del perfetto, qui sta la grandezza del piccolo, dell’insignificante, dell’unico che si fa grande nel suo trovarsi e realizzarsi, si fa grande per sé dando significato e senso alla propria esistenza e se ha fortuna nell’incontrare altri unici e imperfetti. Solo allora è possibile la pace.

C’è conflitto, c’è guerra finché manca la consapevolezza dell’unicità di ogni essere, ognuno degno di esprimere ciò che è nel rispetto dell’altro. C’è conflitto nel momento in cui il soggetto pensa vi sia un unico modo di essere giusto e funzionale, il suo. C’è guerra di potere per controllare l’altro diverso da noi, per renderlo uguale, nell’illusione che vi sia un unico modo per raggiungere la pace, la democrazia, la convivenza civile.

Le emozioni ci parlano a volte più dei pensieri, ci informano, ci avvisano, anche se sembrano disturbare anche se a volte fanno male, anche se a volte sono il segno di qualcosa che non è andato e che continua a disturbarci. Ascolto e accoglienza del proprio mondo emotivo che ci parla nel corpo ci avvicinano a noi stessi a ciò che veramente siamo a un modo senza definizioni ed etichette che ci spinge ad agire, a fuggire, ad avvicinarci o allontanarci, a chiuderci e isolarci o a cercare l’altro. Accogliere e ascoltare, fermarsi senza agire consente di dare un senso a questo mondo interno che ci muove, ci sollecita, ci turba e a volte rischia di disintegrarci se inascoltato o di distruggere l’altro.

Questo non è per me ci dicono a volte le emozioni nel silenzioso attivarsi del corpo, questo mi fa male, questo mi fa paura. L’ansia ci avvisa che il futuro è incerto, ma quando non lo è? Solo la nostra illusione di controllo ci fa pensare che non lo sia.

Il limite, o meglio i limiti se accettati ci portano altrove da dove siamo, in una terra dove è possibile essere ciò che si è senza giudizi di troppo o troppo poco, di inadeguatezza o disvalore, siamo ciò che siamo e lo sentiamo senza bisogno di parole che a volte riducono, trasformano non rendono conto di una realtà fatta di sensazioni e emozioni e sogni e desideri, palpabili solo attraverso i sensi.

Nell’essere imperfetti troviamo la nostra autenticità libera da modelli, da confronti, da ideali, imperfezione che ci concede libertà e forse anche un po’ di serenità e pace.

 

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Dr. Marina Ugolini