Vergogna: un’emozione potente

La vergogna è un’emozione sociale poiché implica la percezione del giudizio dell’altro reale o immaginario, questa emozione è definita anche secondaria in quanto è preceduta da una valutazione, assente nelle emozioni primarie (rabbia, tristezza, gioia, paura, sorpresa, disgusto). La vergogna si manifesta infatti nel secondo anno di vita del bambino quando è presente in modo esplicito la distinzione sé/altro.

La vergogna per essere provata richiede la presenza fisica o mentale di un gruppo di riferimento o almeno di regole interne a cui attenersi. Questa emozione è strettamente connessa al giudizio dell’altro reale o immaginario. La vergogna è strettamente connessa al conformismo, ai rischi del non conformarsi al pensiero dell’altro, all’esporre la propria unicità. La vergogna invia all’altro un messaggio di sottomissione ai suoi valori e opinioni, rimanda a un desiderio di appartenenza, di essere accettati.

La vergogna si attiva quando la persona percepisce un fallimento personale cioè il sé reale si discosta dal sé ideale o è avvenuta una violazione di norme sociali introiettate o imposte dal contesto esterno che comunque il soggetto condivide per cui ci si può sentire ridicolizzati, derisi, messi in disparte. Questa emozione si manifesta quando lo scopo di preservare un’immagine positiva di sé fallisce, in particolare quando è in gioco la propria reputazione, realmente o anche solo ipoteticamente e il soggetto almeno in parte ne condivide le ragioni. Secondo Castelfranchi il valore che viene disatteso deve essere interiorizzato dal soggetto perché possa provare vergogna, per superarla è necessario un percorso che a partire dalla vergogna arrivi all’orgoglio per quella caratteristica che ha generato vergogna, non basta cambiare opinione, è necessario per un reale superamento che cambi anche l’emozione in un passaggio dal nascondimento all’esibizione della propria unicità e differenza.
Sempre secondo Castelfranchi questo passaggio si manifesta in fasi, c’è una prima fase di emancipazione in cui si chiede all’altro un riconoscimento e una seconda fase di orgoglio per la differenza. L’autore individua due atteggiamenti, uno scissionista in cui il soggetto diverso sente di non appartenere al gruppo maggioritario ma di rappresentare un altro gruppo, e un atteggiamento non di separazione in cui il soggetto cerca di cambiare i pregiudizi e le opinioni e i valori della maggioranza da cui si sente diverso e discriminato.

Chi sperimenta vergogna può sentirsi inadeguato, sbagliato, indesiderato, imperfetto e contribuisce a un senso di bassa autostima. Secondo Lewis e Tangney la vergogna si differenzia dalla colpa in quanto la colpa è focalizzata sull’errore commesso, cioè un comportamento agito, mentre la vergogna riguarda il proprio essere globale. Cristiano Castelfranchi, propone una visione alternativa, la vergogna avrebbe a che fare con l’essere in qualche modo sbagliato o inadeguato relativamente alle norme del gruppo, la colpa sarebbe inerente all’essere dannoso, al fare del male all’altro, la colpa sarebbe fondamentalmente etica, il violare il giusto, il corretto.

La differenza tra colpa e vergogna è anche nella spinta ad agire, la vergogna spinge a nascondersi, la colpa si configura in autorimproveri con la spinta a riparare, a chiedere scusa.
La vergogna può essere esterna cioè originata da pensieri e immagini di noi stessi nella mente dell’altro o interna e riguardare come la persona vede se stessa e come si valuta, ma è sempre presente nella mente lo sguardo dell’altro giudicante anche solo immaginato.
La persona può sentirsi inadeguata, cattiva, manchevole o difettosa e tende all’autosvalutazione e all’autocritica.

La vergogna si manifesta con reazioni fisiologiche che sono segni di sottomissione quali rossore del viso, abbassamento dello sguardo, ripiegamento della postura, tentativo di nascondersi. La vergogna è in queto senso pubblica, trasmette un messaggio e anche in questo si differenzia dal senso di colpa che è privato, non comunica un messaggio all’altro ma mette in crisi il soggetto.
Alla vergogna può seguire secondo Lewis la rabbia che si attiverebbe come risposta difensiva e reattiva in modo che la persona acquisisce un parziale senso di controllo e sollievo rispetto alla minaccia di rifiuto sociale. Semerari parla di odio che consegue la vergogna e l’uminliazione, odio come fantasia di avere il potere di far scomparire l’altro, di distruggerlo.

Dal punto di vista evolutivo la vergogna ha svolto un ruolo fondamentale nella coesione sociale e nell’attivarsi di schemi collaborativi in quanto regola il comportamento sociale portando il soggetto a conformarsi alle norme sociali e culturali del gruppo poiché teme di essere giudicato negativamente ed eventualmente escluso dal gruppo.
In generale la spinta dell’essere umano a presentare un’immagine positiva di sé agli altri ha giocato un ruolo fondamentale nell’evoluzione della specie. Essere ben accetti dal proprio gruppo significava garantirsi l’accesso a risorse altrimenti inarrivabili singolarmente. La vicinanza dell’altro non solo garantisce beni materiali, ma permette di soddisfare bisogni psicologici fondamentali come quello di sicurezza, di regolazione emotiva e di autostima.
La vergogna in questo senso può motivare a modificare il proprio comportamento che può condurre a evitare comportamenti inaccettabili per sé o per la società.
La vergogna può avere anche conseguenze negative per la persona, se si manifesta cronicamente può infatti condurre a isolamento sociale, ipercontrollo o comportamenti di evitamento di questa emozione come abuso di sostanze o autolesionismo.

Se l’emozione è costantemente presente può produrre nel soggetto un’immagine negativa di sé come persona sbagliata e indegna.
A volte la vergogna può essere basata su norme irrazionali o idee sbagliate sul dover essere in un certo modo causando sofferenza fino alla psicopatologia.
Secondo Marsha Linehan la vergogna è una delle emozioni più distruttive, è un’esperienza di sé come intrinsecamente sbagliato, imperfetto, inaccettabile e può portare a isolamento, autolesionismo, abuso di sostanze, suicidio. Secondo la Linehan la vergogna si sviluppa durante l’infanzia quando i bambini sperimentano l’invalidazione emotiva da parte dei caregivers, quando essi cioè non rispondono in modo empatico ai sentimenti del bambino o quando lo criticano e lo sminuiscono. L’invalidazione emotiva può in certi casi insegnare ai bambini che le loro emozioni sono sbagliate o inaccettabili portando a volte alla formazione di convinzioni emotive su se stessi: “Non sono abbastanza buono”, “Non sono degno d’amore”.
Bambini insicuri si rappresentano gli altri come minacciosi focalizzando l’attenzione sul rango sociale e temendo che gli altri li possano controllare, ferire, rifiutare, sviluppando a volte autocritica eccessiva per prevenire attacchi e rifiuti sociali.
Qui di seguito sono indicate le situazioni che innescano la vergogna secondo Marha Linehan.
Eventi che suscitano sentimenti di vergogna

  • Fare (sentire o pensare) qualcosa che ritieni sbagliato o immorale (o che è ritenuto tale dalle persone che ammiri).
  • Essere condotto dagli altri al ricordo di un’azione sbagliata, immorale o “vergognosa” che hai commesso in passato.
  • Esposizione di un aspetto assolutamente privato di te stesso o della tua vita.
  • Trovarti in situazioni in cui gli altri si accorgano di qualcosa di sbagliato che hai commesso.
  • Essere derisi e presi in giro.
  • Essere criticati in pubblico, davanti a qualcun altro; ricordare di essere stati pubblicamente vittime di critiche.
  • La tua integrità viene attaccata dagli altri.
  • Essere tradito da una persona che ami.
  • Essere rifiutato da qualcuno che ami.
  • Fallire nel fare qualcosa che ti senti in grado di fare, o che dovresti saper fare.
  • Essere rifiutato o criticato per qualcosa su cui ti attendevi, invece, un apprezzamento.
  • Provare emozioni che sono state invalidate.

Interpretazioni che suscitano sentimenti di vergogna

  • Ritenere il tuo corpo (o una parte di esso) troppo grosso, troppo piccolo, comunque della misura sbagliata.
  • Credere di essere cattivi o immorali, o pensare di avere torto.
  • Giudicare di non aver vissuto coerentemente con le tue aspettative riguardo a te stesso.
  • Ritenere di non aver vissuto coerentemente con le aspettative degli altri.
  • Credere che le proprie sensazioni o i propri pensieri e sentimenti siano sciocchi o stupidi.
  • Giudicarsi inferiori agli altri, non “abbastanza bravi”, o non bravi come gli altri.
  • Confrontarsi con gli altri, e pensare di essere dei “perdenti”.
  • Credere di non poter essere amato.

Secondo Dimaggio la vergogna è un’emozione che può giocare un ruolo cruciale nelle dinamiche interpersonali e influire sulla percezione di sé e degli altri, può essere associata a schemi cognitivi interpersonali disfunzionali che coinvolgono la paura del rifiuto, il timore del giudizio altrui, la sensazione di essere inaccettabile. Secondo l’autore nel corso della terapia andrebbero indagate le radici profonde della vergogna, i pensieri automatici legati alla vergogna e l’intervento potrebbe essere orientato alla riduzione dell’autocritica, allo sviluppo di schemi interpersonali positivi e a un generale lavoro di consapevolezza delle emozioni con apprendimento della gestione delle dinamiche interpersonali.
In conclusione la vergogna è un’emozione potente e complessa che svolge un ruolo fondamentale della regolazione delle interazioni interpersonali e sociali e sull’immagine di sé. Fa parte della normalità sperimentare a volte questa emozione, ma quando questa è presente costantemente, passa cioè dalla condizione di stato (relativa a una specifica situazione) a tratto permanente della personalità dell’individuo e influenza negativamente l’immagine in termini di indegnità e inadeguatezza di sé può essere all’origine di diversi disturbi mentali: fobia sociale, disturbo evitante di personalità, disturbo borderline di personalità, sintomi depressivi, sintomi paranoidi.

Il superamento della vergogna presuppone un lavoro di individuazione delle opinioni, dei valori e delle situazioni che generano vergogna e sono state interiorizzate nel corso della vita e di identificare quelle aree che potrebbero essere accettate a scapito dell’accettazione altrui come differenze di cui, come dice Castelfranchi, essere orgogliosi.

 

Se vi sono memorie autobiografiche centrali legate alla vergogna e si sperimenta la sensazione di avere qualcosa che non va, di non essere adeguati o degni di essere amati con insicurezza o eccessiva sicurezza, una psicoterapia può essere d'aiuto.

 

Se pensi di aver bisogno di un consulto psicologico e di iniziare una psicoterapia online, puoi fissare un appuntamento scrivendo a info@marinaugolini.it

 

dr Marina Ugolini

Bibliografia

Che figura. Emozioni e immagine sociale – Cristiano Castelfranchi

Trattamento cognitivo-comportamentale del disturbo borderline - Marsha Linehan