Controllo dell’altro

Il controllo dell’altro

Il controllo è spesso utilizzato come meccanismo di difesa per cercare di gestire l’ansia e mantenere una sensazione di sicurezza in situazioni che percepiamo come incerte o potenzialmente minacciose. Quando le persone provano ansia, infatti, possono sentire di non avere il controllo sugli eventi, sulle proprie emozioni, sul risultato delle situazioni o nella relazione con gli altri. Questa sensazione può risultare sgradevole o intollerabile, per cui il bisogno di ripristinare una percezione di controllo diventa un modo per affrontare l’ansia.

Illusione di controllo: cercare di controllare ogni dettaglio della propria vita o di quella degli altri può dare l’illusione di poter evitare imprevisti o risultati negativi.

Riduzione dell’incertezza: il controllo spesso riduce il livello di incertezza, un aspetto che tende a scatenare ansia in molte persone. L’incertezza è vissuta come una minaccia, e la pianificazione e l'organizzazione servono a ridurla.

Gestione delle emozioni: per alcune persone, controllare le proprie emozioni o reprimere quelle negative è una strategia per non affrontare sentimenti spiacevoli come la paura, la tristezza o la rabbia. Il tentativo di controllo emotivo permette di non lasciarsi sopraffare dall’ansia, anche se a lungo termine questo atteggiamento può peggiorarla, generando una "trappola" emotiva. A volte non si accettano le emozioni dell'altro e le si vorrebbero controllare, impedendo all'altro di esprimersi liberamente..

Ricerca di rassicurazioni: il controllo può includere anche il cercare costantemente rassicurazioni dagli altri, come un modo per calmare l’ansia. Ad esempio, qualcuno potrebbe chiedere conferme continue sul fatto che una situazione andrà bene, poiché le rassicurazioni temporanee placano l’ansia. Tuttavia, questa strategia non risolve la causa dell’ansia, e il bisogno di rassicurazione diventa più frequente.

Se non siamo in grado di mantenere una relazione in cui entrambi siano liberi cercheremo di manipolare o costringere l’altro a pensare, sentire e agire come vogliamo.

Il controllo si manifesta in diversi contesti: nelle relazioni personali, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro e nelle strutture sociali.

Una personalità controllante può svilupparsi per bisogno di sicurezza, la persona presenta incertezza e ansia che possono essere ridotte controllando ogni aspetto della propria vita e degli altri.

Esperienze passate di traumi e abuso possono portare una persona a sviluppare comportamenti controllanti come meccanismo di difesa. Il controllo diventa un modo per prevenire ulteriori traumi o danni.

Modelli genitoriali in cui uno o entrambi i genitori erano eccessivamente controllanti può influenzare una persona a sviluppare atteggiamenti simili.

Alcuni disturbi di personalità, come il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità, possono includere caratteristiche di controllo eccessivo.

In alcune culture o ambienti sociali, il controllo può essere visto come una qualità positiva o necessaria, specialmente in contesti lavorativi ad alta pressione.

Pressione di ruolo: aspettative sociali o professionali possono spingere le persone a sviluppare comportamenti controllanti per essere percepiti come competenti e responsabili.

In contesti lavorativi o familiari, una posizione di potere può incentivare comportamenti controllanti per mantenere l'ordine o l'autorità.

Persone con bassa autostima possono sentirsi insicure e cercare di compensare queste insicurezze controllando l'ambiente e le persone attorno a loro.

Il controllo dell’altro può essere messo in atto principalmente per due motivazioni: paura dell’abbandono nel sistema motivazionale dell’attaccamento e desiderio di potere nel sistema motivazionale agonistico.

Quando è attivo il sistema dell’attaccamento la persona sente il bisogno di un altro che la protegga sentendosi in una condizione di solitudine, insicurezza, paura, stanchezza, mancanza di risorse personali. In questa condizione la persona cerca a tutti i costi di mantenere la vicinanza e la protezione della persona di riferimento e può mettere in atto strategie manipolatorie per ottenere questo scopo. Alla base di questo bisogno vi è probabilmente un attaccamento insicuro, una scarsa autonomia, bassa autostima e fiducia in se stessi, paura dell’abbandono e in alcuni casi dipendenza affettiva patologica.

Quando è attivo il sistema agonistico la percezione della persona è che l’ambiente offra risorse limitate in cui l’individuo è in competizione con altri per ottenerle e prova insicurezza e senso di inferiorità, la tendenza è quella di voler assumere uno status superiore con la messa in atto di controllo e manipolazione per sottomettere l’altro.

Come riconoscere se è attivo il sistema di attaccamento o quello agonistico?

Sistema di attaccamento

  • La persona esprime emozioni dolorose o racconta eventi che le hanno procurate
  • Richieste di guida o aiuto
  • Racconti di situazioni in cui la persona ha ricevuto o gli è stato negato aiuto da terzi
  • Accuse di disattenzione
  • Affermazioni di autosufficienza o dipendenza
  • Descrizioni di lutti o perdite
  • Descrizione di abbandoni reali o immaginati
  • Descrizioni di periodi prolungati di solitudine
  • Descrizione di maltrattamenti subiti

Sistema agonistico

  • Confronto in termini di giudizio di superiorità/inferiorità
  • Critica verso l’altro o verso se stessi
  • Ordini, comandi, prescrizioni
  • Descrizione di punizioni o minacce di punizioni
  • Dichiarazioni di merito o demerito
  • Dichiarazioni di diritto di accesso a una risorsa
  • Dichiarazioni di libertà da ordini o ingiunzioni
  • Dichiarazioni di indegnità propria o dell’altro
  • Descrizione di episodi che inducono umiliazione, vergogna, imbarazzo
  • Dichiarazioni di disgusto o disprezzo verso sé o altri
  • Dichiarazioni di invidia
  • Dichiarazioni esplicite di trionfo
  • Dichiarazioni di timore del giudizio e ansia da prestazione
  • Dichiarazione del diritto di essere rispettati
  • Dichiarazioni di vittimismo
  • Rabbia con svalutazione dell’altro
  • Espressioni di sfida esplicite
  • Insulti
  • Sprezzante disaccordo

La manipolazione emotiva: consiste nell’utilizzo di colpa, vergogna, paura o altre emozioni per influenzare e controllare il comportamento dell'altro.

Se pensiamo di essere in relazione con una persona che cerca di controllarci o siamo noi stessi a cercare inconsapevolmente di controllare l’altro possiamo imparare a riconoscere le tecniche manipolative e capire come funzionano.

Si può cercare di prestare attenzione ai segnali di manipolazione, come sentimenti di confusione, colpa o impotenza se siamo i controllati o emozioni di trionfo orgoglio, disprezzo superiorità se siamo noi a controllare.

La messa in atto del controllo tende ad aumentare il disagio dell’altro e a deteriorare il legame fino al punto di farlo finire.

Il controllo a lungo termine non è una strategia efficace per mettersi in relazione perché tende a generare conflitto e sofferenza.

Tecniche Manipolative Comuni

  1. Gaslighting: far dubitare una persona della propria memoria, percezione o sanità mentale. Negare che qualcosa sia successo o insistere che la persona sta immaginando le cose. Induce confusione, insicurezza e perdita di fiducia in sé stessi.
  2. Colpevolizzazione: utilizzare il senso di colpa per far sì che qualcuno faccia ciò che si vuole. "Se davvero mi amassi, faresti questo per me." Induce senso di colpa e manipola la persona a soddisfare le richieste dell’altro.
  3. Svalutazione: criticare, sminuire o denigrare continuamente qualcuno per minarne l'autostima. "Non sei mai abbastanza bravo, non penso proprio che ci riuscirai"Erosione dell'autostima e della fiducia in sé.
  4. Isolamento: allontanare la persona dalle sue reti di supporto (amici, famiglia) per renderla più dipendente. Insistere che gli amici o la famiglia non capiscono o non sono importanti. Aumenta la dipendenza e il controllo sull’individuo isolato.
  5. Ricompense e punizioni: utilizzare premi e punizioni per controllare il comportamento. "Se fai questo, ti ricompenserò; se non lo fai, ti punirò." Modella il comportamento inducendo conformità e dipendenza.
  6. Lusinghe e adulazione: usare complimenti e adulazioni per ottenere la fiducia e la conformità. Elogiare eccessivamente qualcuno per ottenere un favore. Può indurre la persona a sentirsi obbligata a restituire il favore.
  7. Doppio legame: mettere qualcuno in una situazione in cui qualsiasi scelta faccia, sarà sbagliata. "Se mi ami, starai con me tutto il tempo; se non lo fai, significa che non mi ami." Crea confusione e senso di impotenza.
  8. Fingere ignoranza o incompetenza: fingere di non sapere come fare qualcosa per far sì che qualcun altro lo faccia. "Non so come fare, potresti farlo tu per me?" Fa sì che l'altra persona si assuma responsabilità non sue.
  9. Proiezione: attribuire i propri pensieri, sentimenti o comportamenti negativi agli altri. Accusare qualcun altro di essere geloso quando in realtà si è gelosi. Crea confusione e distrazione dalle proprie colpe.
  10. Ridicolizzare e umiliare: usare sarcasmo, ridicolizzare o umiliare per indebolire la persona. "Ma davvero credi di poter fare quello? È ridicolo." Danneggia l'autostima e la fiducia in sé dell’altro.
  11. Accesso alle risorse: limitazione dell'accesso a risorse finanziarie, informazioni o opportunità per mantenere il potere e il controllo.

Nonostante nel breve termine il controllo sembri alleviare l’ansia, a lungo andare può diventare controproducente. Per mantenere il controllo, infatti, spesso ci si irrigidisce e si evitano situazioni che possono portare incertezza, limitando le proprie esperienze e crescita personale. Questo atteggiamento può trasformarsi in un ciclo di evitamento, rendendo sempre più difficile gestire l'ansia senza controllo. Di conseguenza, se la persona si trova in una situazione in cui il controllo non è possibile, l’ansia può esplodere in modo più intenso, portando persino a sintomi di panico.

Esistono approcci più sani ed efficaci per affrontare l’ansia, come descritto di seguito.
Accettazione dell’incertezza: imparare a tollerare l’incertezza e a convivere con il fatto che non tutto può essere sotto il proprio controllo.
Mindfulness: le pratiche di mindfulness aiutano a sviluppare una consapevolezza non giudicante e a vivere nel momento presente, riducendo la necessità di controllo.
Esposizione graduale: esporsi lentamente a situazioni o persone che generano ansia per ridurre la dipendenza dal controllo come meccanismo di difesa.

L’obiettivo, quindi, è trovare un equilibrio, accettando che non tutto può essere controllato e sviluppando la capacità di gestire le proprie reazioni emotive anche in situazioni di incertezza.

Se pensi di aver bisogno di un consulto psicologico e di iniziare una psicoterapia online, puoi fissare un appuntamento scrivendo a info@marinaugolini.it

 

Dr. Marina Ugolini

Bibliografia

L'evoluzione della emozioni e dei sistemi motivazionali - Giovanni Liotti, Giovanni Fassone, Fabio Monticelli